Cervelli iperconnessi. Nell’era di Internet, degli smartphone e dei tablet, l’epoca dell’essere connessi sempre e ovunque, qualcosa sta cambiando nella nostra testa: alcune aree cerebrali risulterebbero potenziate mentre altre facoltà si starebbero indebolendo.
Lo dice un gruppo di ricercatori di diversi Paesi, che ha pubblicato sulla rivista World Psychiatry un lungo articolo intitolato The online brain: how the Internet may be changing our cognition, riportato recentemente dal Corriere della Sera.
Il cervello connesso: come la rete agisce sulle strutture e le facoltà cerebrali
L’apprendimento di una abilità nuova può espandere le aree del cervello che ne sono coinvolte. È la neuroplasticità: la caratteristica del nostro organo cerebrale di modificarsi in base alle azioni e agli stimoli che arrivano dall’ambiente.
Succede per attività analogiche: il riferimento è alla “prova del giocoliere”, un esperimento condotto da un gruppo di neuroradiologi e psichiatri tedeschi dell’Università di Regensburg che dimostrava come chi aveva imparato in tre mesi a lanciare in aria e recuperare al volo delle palline mostrava, alla risonanza magnetica, un’espansione bilaterale a carico della sostanza grigia cerebrale nell’area temporale media e nel solco intraparietale posteriore sinistro.
Succede lo stesso anche per quanto riguarda le azioni che hanno a che fare con il digitale alle quali, per altro, la nostra mente è esposta in maniera continuativa e non soltanto per un periodo di tempo limitato (come era stato appunto l’esperimento del giocoliere, pubblicato poi sulla rivista Nature).
Gli effetti di Internet sul cervello
Secondo gli scienziati, la prima conseguenza dell’uso prolungato di Internet è la frammentazione dell’attenzione. Che significa?
Una cosa banalissima: la distrazione continua, data dall’arrivo di notifiche sul cellulare, il controllare costantemente i social network, aprire la casella di posta elettronica ogni tre per due: sono tutti elementi che costringono a interrompere continuamente l’attività, lavorativa e non solo, nella quale si è impegnati, generando, così, non solo la perdita di concentrazione ma soprattutto situazioni di stress e nervosismo.
Si attiva così un complesso multitasking che porta a rallentamenti, cambi di rotta, intervalli, perdita del filo. Mente, chi dice di non essere multitasking per giustificare la propria incapacità di portare avanti più di un’attività, se poi naviga costantemente in rete. Chi si distrae continuamente da quello che sta facendo, ottiene risultati peggiori e in tempi più lunghi. In questo, l’esposizione a Internet non è una buona cosa.
L'effetto internet sulla memoria
L’effetto Internet riguarda anche la memoria: quella a lungo termine diventa più difficile da recuperare quando la disponibilità di informazioni in rete è pressoché infinita. Dunque quella individuale si impigrisce se per le informazioni si dipende da un “archivio” esterno alla nostra mente. La connettività funzionale di aree del cervello, come il giro temporale, coinvolto nella formazione della memoria a lungo termine, si riduce così come diminuisce anche la sincronizzazione di alcune aree cerebrali, sempre coinvolte nella formazione della memoria.
L’esposizione digitale del cervello agisce anche sull’amigdala: piccola formazione a forma di mandorla situata vicino al lobo temporale e implicata nelle emozioni e nelle relazioni sociali. Esiste una correlazione tra le dimensioni dell’amigdala e l’ampiezza delle relazioni sociali di un individuo. Questa correlazione, si è visto, vale anche per le “relazioni” attraverso i social network.