I disturbi del sonno oggi sono molto diffusi e possono colpire a tutte le età, con delle conseguenze diverse a seconda dei casi. La patologia più frequente è l’insonnia: ogni anno – spiega l’Aims, l’Associazione italiana di medicina del sonno - circa il 40% della popolazione presenta almeno un caso di insonnia, anche solo occasionale.
Ma la gamma dei problemi è molto ampia: esistono più di 80 patologie codificate nella classifica dei disturbi del sonno e a cui si fa riferimento per fare diagnosi.
La classificazione comprende diversi tipi di insonnia, i disturbi legati al respiro, come il russamento e le apnee, i comportamenti involontari durante il sonno come i sonnambulismi, i disturbi del movimento come la sindrome delle gambe senza riposo, le patologie della vigilanza diurna come la narcolessia e tanti altri disturbi, sia fisici sia psichiatrici.
I disturbi del dormire: conseguenze della privazione di sonno e i rimedi più efficaci
Un cattivo dormire crea disturbi di sonnolenza diurna, stress da privazione del riposo, ma anche disturbi cognitivi e ripercussioni sullo stato di salute in generale. Per questo la medicina del sonno è una medicina interdisciplinare: comprende neurologi, ma anche cardiologi, pneumologi, otorini, psicologi, psichiatri e altri specialisti.
Grazie al lavoro degli scienziati, oggi sappiamo molte cose in più sul sonno rispetto al passato. Nel caso della più comune insonnia, di cui soffrono 9 milioni di italiani, resta sempre valido il vecchio trucco del “contare le pecore” per ritrovare il sonno perduto. Che, tradotto, vuol dire: fare la lista delle cose da fare.
Il suggerimento, pensato per limitare l’iperattività cerebrale e l’ansia che potrebbero essere le principali cause della difficoltà ad addormentarsi, viene da uno studio americano apparso sul Journal of Experimental Psychology ed effettuato da un gruppo di ricerca della Baylor University di Waco, in Texas, diretto dal dottor Michael Scullin.
«Viviamo un’esistenza densa di impegni – spiega Scullin – in cui le cose da fare aumentano sempre di più e ci costringono a preoccuparci, prima di andare a dormire, per i compiti rimasti incompiuti. Per questo abbiamo voluto verificare se l’azione di scriverli in una lista potesse contrastare la difficoltà ad addormentarsi».
Disturbi del sonno e insonnia: la ricerca condotta in Texas
Gli studiosi hanno reclutato 57 soggetti che non soffrivano di disturbi del sonno. I partecipanti, studenti universitari, sono stati divisi in due gruppi e sono stati chiamati a pernottare in laboratorio una notte a settimana, rigorosamente in un giorno feriale.
La scelta era legata a due ragioni: i ricercatori volevano evitare che le diverse abitudini del fine settimana potessero condizionare l’addormentamento; in secondo luogo, la probabilità che durante la settimana i volontari avessero più impegni da svolgere il giorno dopo era maggiore. Ai componenti del primo gruppo è stato chiesto di scrivere una lista dei compiti portati a termine nei giorni precedenti l’esperimento; quelli del secondo gruppo, invece, sono stati invitati a redigere un elenco delle cose da fare il giorno dopo o nei giorni a venire. Successivamente gli scienziati hanno monitorato il riposo dei volontari attraverso la polisonnografia: un test che registra la variazione di alcuni parametri fisiologici durante tutte le fasi del sonno.
Dall’esperimento è risultato che i soggetti che avevano scritto la lista delle cose ancora da fare riuscivano ad addormentarsi prima degli altri. Ma non sono da sottovalutare le caratteristiche personali dei partecipanti a questo genere di test. Il prossimo step sarà infatti ripetere l’esperimento su un campione più ampio di persone.
Questo alla luce di un dato già scientificamente appurato: e cioè che ansia e depressione influiscono sul sonno e potrebbero limitare gli effetti della scrittura sulla capacità di addormentarsi.