La prevenzione sotto un paio di baffi. È Movember: il mese dedicato alla salute maschile - Mo sta per moustache - ideato dalla Movember Foundation in Australia nel 2003, e giunto in Italia nel 2012.
A novembre di ogni anno, il movimento internazionale, che oggi coinvolge oltre 20 Paesi per un totale di 5 milioni di persone, invita tutti a tagliarsi la barba e a farsi crescere soltanto i baffi per ricordare agli uomini di avere cura della propria salute: si cambia faccia, e dunque atteggiamento, a scopo salutistico. L’iniziativa mondiale è rivolta soprattutto alla lotta contro il tumore della prostata e quello del testicolo, con l’obiettivo di favorire la diagnosi precoce e la ricerca. Il tumore alla prostata è il più frequente nella popolazione maschile over 50 e colpisce ogni anno un uomo ogni otto (con 35.300 casi stimati nel 2018). Eppure, le ricerche dicono che la conoscenza di questa malattia tra la popolazione è scarsissima.
Movember: gli over 50 non vanno dall’urologo
La prostata, questa sconosciuta. Da una recente indagine su 2.500 uomini in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, condotta dall’Associazione Europea di Urologia e presentata a metà ottobre scorso al 91° Congresso Siu, a Riccione, in occasione dell’Urology Week, è emerso un dato allarmante: la metà degli intervistati non sa di avere una prostata (o la attribuisce alle donne) e il 22% non sa comunque dove sia posizionata.
Non basta: il 43% del campione non si recherebbe dal medico se trovasse del sangue nelle urine, il 23% aspetterebbe più di un mese prima di preoccuparsi di un eventuale frequente stimolo di urinare, il 28% andrebbe dal medico solo dopo oltre una settimana dalla comparsa di bruciore o dolore alla minzione.
Non stupiscono allora i dati di un altro studio, realizzato tra fine settembre 2018 e inizio ottobre su oltre 350 ultracinquantenni, rappresentativi della popolazione di riferimento (per età, distribuzione geografica e istruzione) e presentata proprio in occasione di Movember. L’indagine rivela che quasi la metà dei cinquantenni non è mai andata dall’urologo e più di tre persone su dieci non hanno mai effettuato il test del PSA (l’antigene prostatico specifico). In sintesi: quasi un uomo su quattro (il 23%) non ha mai fatto nulla per la diagnosi precoce del tumore della prostata.
Movember, serve più consapevolezza sulla prevenzione
Il 76% delle persone coinvolte della ricerca, in effetti, è convinto che da questo tumore si guarisca sempre. Ed è vero che oggi sopravvive il 90% di chi si ammala. Ma senza prevenzione la diagnosi precoce è impossibile, soprattutto nel caso di un tumore, come quello alla prostata, che nelle sue fasi iniziali è asintomatico. E anche più tardi, in fase avanzata, presenta segnali aspecifici, come la difficoltà a urinare, il bisogno di farlo spesso o la presenza di sangue nelle urine o nello sperma. Sintomi che, però, sono gli stessi di altre patologie, benigne, come l’ipertrofia prostatica.
Il punto è che, al di là dei decessi (oltre 7mila l'anno), la scarsa conoscenza di questo tumore porta a ignorare un dato importante: e cioè l’impatto invalidante della malattia sulla qualità di vita, anche sessuale. Quasi tutti gli intervistati (l’83%), sono consapevoli di non saperne molto.
Il problema dunque, potrebbe essere di natura culturale se si pensa, per altro, che molte persone evitano di sottoporsi all’esplorazione digito-rettale dall’urologo, una visita essenziale per l’individuazione del tumore della prostata, e si accontentano invece del semplice test del PSA, che però può non sempre essere affidabile. La campagna Movember serve a sensibilizzare e riflettere su tutto questo, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza della salute maschile tra gli uomini e la consapevolezza dell’importanza della prevenzione per la propria salute.