Sono cosiddetti “equivalenti” i farmaci noti come generici: quei medicinali senza marca che contengono lo stesso principio attivo, nello stesso dosaggio e in una identica forma farmaceutica che prevede anche lo stesso metodo di somministrazione di farmaci più conosciuti e brevettati per trattare una certa patologia.
Arrivano in commercio quando la soluzione medicinale di marca non è più coperta dal brevetto che le aveva fino a quel momento garantito l’esclusività e la non imitazione. Il farmaco generico presenta in genere il solo nome del principio attivo contenuto. A volte vi è associato un nome di fantasia.
Come funziona dunque un farmaco generico? Dal punto di vista farmacologico non c’è alcuna differenza tra medicinale di marca e medicinale equivalente. A dimostrazione di ciò, il Ministero della Salute garantisce, all’atto della registrazione, la pari efficacia (detta “bioequivalenza”).
Farmaci generici, cosa sono e come funzionano
Dal punto di vista economico, invece, esiste una netta differenza rispetto al farmaco per così dire “griffato”. Il farmaco equivalente deve costare, per legge, al meno il 20% in meno. Per non perdere il loro posto nel mercato, spesso, le case farmaceutiche tendono ad allineare il prezzo del farmaco brevettato a quello del generico concorrente, cosicché si determina un ulteriore abbassamento del prezzo del generico. Da cosa dipende la differenza di prezzo se il farmaco è lo stesso?
Il generico può costare meno perché non deve ammortizzare i costi della ricerca. Per commercializzarlo, inoltre, non sono necessarie spese di promozione e informazione perché la molecola è già conosciuta e utilizzata da tempo.
In Italia la copertura brevettuale dei farmaci è molto lunga: dura 20 anni a partire dalla data di deposito. Per questa e altre ragioni, sebbene i farmaci generici esistano sul mercato da tempo, è soltanto da pochi anni che i consumatori vi si sono avvicinati. La loro diffusione ha dovuto e deve ancora rompere del tutto un muro di diffidenza più alto che in altri Paesi.
Farmaci generici, la diffusione in Italia
L’ultimo rapporto nazionale sull’uso dei farmaci a cura dell’AIFA (Agenzia italiana del Farmaco) rivela che nel 2018 i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 65,9% della spesa e l’82,7% dei consumi in regime di assistenza convenzionata. I farmaci equivalenti hanno rappresentato il 19,0% della spesa e il 29,4% dei consumi. Si conferma il trend in crescita sia della spesa che dei consumi dei farmaci a brevetto scaduto.
Crescono anche i consumi e la spesa dei farmaci equivalenti. Pantoprazolo, colecalciferolo, atorvastatina e amoxicillina in associazione con acido clavulanico rappresentano i primi principi attivi a brevetto scaduto in termini di spesa convenzionata. Rispetto all’anno precedente, i dati del 2018 hanno confermato l’incremento nell’impiego di tutti i farmaci biosimilari disponibili in commercio già da diversi anni, come, ad esempio, della follitropina, delle epoetine (+24,4%), della somatropina (+22,3%) e dei fattori della crescita (+12,7%).