Per chi smette di fumare i vantaggi sono innegabili. Intervista al Prof. Giorgio Scagliotti, Professore Associato di Medicina Respiratoria Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università degli Studi di Torino e Direttore di Oncologia Toracica presso l’Ospedale S. Luigi, Orbassano, Torino.
Come ha influito il divieto di fumo nei luoghi pubblici e la maggiore informazione sui benefici dello smettere di fumare?
Il divieto di fumo nei luoghi pubblici è una chiave fondamentale per limitare la possibilità di accesso al tabacco: in questo la legislazione italiana ha recepito in modo eccellente le normative europee e si è posta in una posizione d’avanguardia rispetto gli altri paesi dell’Unione.
Limitare la possibilità di avere accesso all’uso del tabacco, considerato che la maggior parte delle persone vive in buona parte della sua giornata lavorativa e del tempo libero fuori di casa e quindi necessariamente in luoghi pubblici, così come l’aumento del costo delle sigarette, è una delle strategia fondamentali per convincere le persone a smettere di fumare.
I principali fumatori sono i giovani e le donne. Quali sono le maggiori conseguenze a cui possono andare incontro?
I maggiori consumatori di tabacco sono i giovani perché non percepiscono il problema della patologia "fumo-correlato" come qualcosa che può colpire loro direttamente: lo vedono come un evento lontano dalla loro vita e di conseguenza l’opera di sensibilizzazione nell’ambito delle scuole medie-superiori tende a fallire.
L’incidenza del fumo sulle donne sta diventando sempre di più un fenomeno socio rilevante nato intorno la fine della seconda guerra mondiale. Saranno ovviamente soggette alle stesse patologie di cui sono colpiti gli uomini: patologia cardiovascolari croniche, danni vascolari ischemici, bronchite cronica e il Tumore del Polmone nonché l’influenza del tabacco anche in altri organi e quindi lo sviluppo del tumore alla testa, del colon, tumore alla vescica, tumore al pancreas.
Dalla BPCO al tumore del polmone: le patologie polmonari sono in forte crescita e la maggior parte dipendono dal fumo. Il nostro paese, in tal senso, come sta reagendo e quali sono le modalità di prevenzione messe in atto?
Innanzitutto c’è una forte campagna di sensibilizzazione e nel contempo messaggi che testimoniano i vantaggi dallo smettere di fumare: in termini di riduzione di mortalità cardiovascolare e nel miglioramento della funzionalità respiratoria.
Che Incidenza ha il tumore al polmone sulla popolazione italiana maschile e femminile? Che ruolo ricopre il fumo passivo nello sviluppo del cancro?
Secondo dati epidemiologici ci sarebbero 70 casi su ogni 10 mila persone: ciò significa che 1 forte fumatore su 8 contrae nella sua vita un carcinoma polmonare. Ci sono prove schiaccianti che correlano il fumo di sigaretta al tumore del polmone: esiste una proporzione diretta fra l’incidenza del tumore del polmone e il numero di sigarette fumate in un giorno e/o per il periodo di durata dell’abitudine del fumo.
Il fumo passivo ha una composizione completamente diversa dal fumo attivo. Diventa un fenomeno socialmente rilevante perché nessuno come persona singola vuole o vorrebbe ammalarsi in rapporto dipendente alla volontà degli altri.
La percentuale di pazienti, però, che contraggono il tumore del polmone in relazione al fumo passivo è soltanto in esigua minorità: su 160mila persone affette da tumore al polmone negli Stati Uniti si presuppone che il fumo passivo abbia influito solamente su circa 1500/2000 casi.
Da precisare che negli ultimi dieci anni sono cresciute le diagnosi del cancro del polmone nei soggetti non fumatori. Questi tumori hanno anche delle caratteristiche genetiche ben diverse dagli altri e progressivamente si sta cercando di interagire con tali alterazioni geniche e dar vita a nuove possibilità terapeutiche.