La Giornata per la Consapevolezza sul Linfoma (World Lymphoma Day) si celebra proprio oggi 15 settembre. Un appuntamento che mira a sensibilizzare in merito all’importanza della prevenzione e della cura, alla necessità di una diagnosi precoce per assistere nel modo migliore i pazienti.
Sono circa 150mila gli italiani che attualmente convivono con il linfoma. Si tratta di una malattia tumorale del sistema linfatico che si sviluppa per un’alterazione delle cellule linfocitarie contenute all’interno di organi come i linfonodi, la milza e il midollo osseo. E ancora, sono oltre 15mila quelli a cui ogni anno viene diagnosticato un tumore del sangue, ovvero il linfoma di Hodgkin, il più comune.
Stiamo parlando di patologie altamente debilitanti: infatti, da un’indagine del 2016 condotta da “LinfoVita Onlus” (l’Associazione Nazionale al servizio dei pazienti affetti da linfomi nata nel 2013 dall’idea di un ex-paziente e della dottoressa che lo ha tenuto in cura) un paziente su tre riconosce che il suo stile di vita, nella quotidianità, è peggiorato in modo drastico a causa della patologia.
Linfoma, un paziente su quatto abbandona il lavoro
“Oltre il linfoma”. È l’indagine – realizzata dall’Associazione Nazionale LinfoVita Onlus – che ha svelato le principali problematiche con cui devono convivere gli italiani che affrontano un linfoma. Condotta su un campione di 500 persone che hanno vissuto e superato un linfoma (linfoma di Hodgkin nel 62% dei casi e linfoma non Hodgkin nel restante 38% del campione), dall’indagine è emerso che un paziente su quattro ha abbandonato il lavoro. E ancora, circa la metà confessa di convivere con l’ansia e il 20% deve combattere contro stanchezza e sbalzi d’umore.
Il campione (30%) ha evidenziato anche la carenza di supporto psicologico, di sostegno nella gestione degli effetti collaterali (25%) e di un aiuto dietetico nutrizionale (19%).
E per quanto riguarda il tema, dibattuto, della sensibilizzazione sul linfoma? Una parte dei pazienti intervistati ha evidenziato l’assenza di informazioni e orientamento nell’iter terapeutico: ben il 58% ha riconosciuto di essersi informato in rete sul proprio tumore del sangue mentre il 17% ha preferito scelto il passaparola.
Concluse le terapie, un terzo del campione ha ammesso di non aver ricevuto nessuna informazione su come comportarsi per migliorare la propria qualità di vita e limitare gli effetti collaterali delle terapie.
“Ansia, sbalzi d’umore, stanchezza, perdita del lavoro e assenza di un supporto psicologico: abbiamo indagato i principali ostacoli e le necessità degli italiani che vivono un linfoma, chiedendolo a chi ha vissuto e superato la malattia”, spiega Davide Petruzzelli, presidente Associazione Nazionale LinfoVita Onlus. Quindi sottolinea: “È emerso che un’esperienza di linfoma non si supera mai totalmente, anche in seguito alla guarigione. È un dato preoccupante se consideriamo che nei linfomi, grazie ai progressi terapeutici, la percentuale di lungo sopravviventi può risultare superiore al 60% e soltanto una qualità di vita accettabile rappresenta la vera e definitiva liberazione dalla malattia”.
Differenze tra linfoma di Hodgkin e non Hodgkin
Il linfoma può essere di due tipologie: linfoma di Hodgkin (relativamente raro, rappresenta circa lo 0,5% di tutti i casi di tumore diagnosticati) e linfoma non Hodgkin (gruppo eterogeneo di tumori che colpiscono, di prassi, la popolazione adulta e anziana). La differenza tra questi due tipi dipende da una diversa istologia, dunque da differenti caratteristiche del tessuto patologico. Il linfoma non Hodgkin è privo della cellula di Reed-Sternberg, una cellula gigante caratterizzata da due nuclei distinti, che è l’elemento distintivo dei linfomi di Hodgkin. Ne consegue la necessità di approcci clinici e terapeutici ben distinti.