“Questo studio utilizza i dati dell’unico e più grande campione pubblicato fino a questo momento, mostrando che le persone con depressione presentano mutamenti nella struttura della materia bianca del cervello”. Parole di Heather Whalley, docente del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Edimburgo (Gran Bretagna). Alla guida di un team di ricercatori, Whalley ha scoperto che le persone che soffrono di depressione presentano una serie di anomalie nella struttura cerebrale.
Nel dettaglio, gli autori dello studio (al quale ha collaborato l’Università di Glasgow e i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Report) hanno individuato modifiche sensibili all’interno della cosiddetta “materia bianca” del cervello, un tessuto nervoso presente anche nel midollo spinale e costituito da fasci di fibre ricoperte di mielina (sostanza costituita per il 70% da lipidi e per il 30% da proteine, a cui si deve la colorazione biancastra). All’interno dell’encefalo, si trova al di sotto della sostanza grigia ed ha un ruolo decisivo nella comunicazione tra i neuroni mediante i segnali elettrici.
La “mappatura” della struttura della materia bianca
Nell’ambito della loro indagine scientifica, gli autori hanno cercato di scoprire gli effetti biologici della depressione, che costituisce la principale causa di disabilità a livello mondiale. Nel dettaglio, hanno coinvolto 3.461 persone – alcune delle quali manifestavano disturbi depressivi – i cui identikit sono stati estrapolati dal vasto database nazionale “Uk Biobank”.
Ricorrendo a una tecnica di scansione cerebrale all’avanguardia – “Imaging del tensore di diffusione” (“Diffusion tensor imaging”) – Whalley e colleghi sono riusciti a mappare, con estrema precisione, la struttura della materia bianca, facendo così emergere le discrepanze tra chi aveva accusato sintomi da disturbo depressivo maggiore (il disturbo dell’umore più diffuso nella popolazione adulta) e gli altri.
Lo studio ha sottolineato che i partecipanti che soffrivano di depressione presentavano una riduzione dell’integrità della materia bianca, un fenomeno connesso allo sviluppo di problematiche nell’elaborazione delle emozioni nonché nelle capacità di pensiero. Nei volontari che non soffrivano di disturbi depressivi, invece, la materia bianca risultava del tutto integra.
Riuscire a comprendere i meccanismi connessi alla componente biologica della depressione può essere di supporto – secondo gli studiosi – nello sviluppo dei trattamenti maggiormente efficaci, specifici e innovativi nella lotta alla depressione.
L’urgenza di un trattamento per la depressione
“Questa ricerca dimostra che la struttura della materia bianca presente nel cervello delle persone affette da depressione tende a subire dei cambiamenti”, ha spiegato Whalley. Quindi ha ripreso: “C’è la necessità urgente di fornire un trattamento per la depressione e una maggiore comprensione dei suoi meccanismi può offrirci l’opportunità di sviluppare nuovi e più efficaci metodi terapeutici”.
Quale sarà il passo successivo? Valutare se la mancanza di cambiamenti nel cervello rimanda a una maggiore protezione dall’afflizione psichica e dai disturbi dell’umore. Senza dimenticare che la depressione non rappresenta un disagio esclusivamente psichico: si tratta, infatti, di un vero e proprio squilibrio che incide in modo importante con la salute complessiva di chi ne soffre, andando ad alterare le funzioni vitali più collegate con il benessere e la salute psicofisica (dall’appetito al sonno al desiderio sessuale).