Riguardo al processo di trasformazione che sta investendo la neurologia e al nuovo ruolo dello specialista, non possiamo che rivolgere lo sguardo, stavolta un po' torvo di sospettosità, a quegli stessi moderni fattori comportamentali e ambientali di cui avevamo lodato le virtù: certo, una vita lavorativa prevalentemente sedentaria o comunque non brutalmente manuale, una casa pulita priva di insetti, animali da cortile e deiezioni e un’alimentazione abbondante, specialmente di carboidrati, frutto di uno sviluppo agro-alimentare industriale che ha eliminato di fatto le sindromi da iponutrizione socio-economica, sono le basi ormai scontate del nostro tenore di vita occidentale ormai da quasi settant’anni.
I processi alla base della sindrome metabolica
Eppure, proprio all’interno di ciascuno di questi fattori troviamo i germi dei meccanismi che sostengono la sindrome metabolica: l’omologazione dei ritmi sonno-veglia al servizio delle necessità produttive del mondo industriale urbano (assai lontana dai ritmi circadiani dell’uomo al servizio dei cicli stagionali, della fertilità della terra e dei movimenti delle prede animali), la sostituzione della lotta fisica per la sopravvivenza con le pressioni psico-emozionali astratte indotte dalle subdole competizioni del mondo lavorativo, la riduzione della carica antigenica “selvatica” una volta offerta dalla costante e connatale presenza dei microbi nativi a favore di germi modificati dagli antibiotici, attenuati dai vaccini, depauperati dalle pastorizzazioni e dagli anticrittogamici e, infine, il consumo sempre più abbondante di prodotti alimentari ad alto impatto calorico (zuccheri e lipidi di scarso valore nutrizionale) ma a sempre più basso indice di biodiversità, in cui la tendenza industriale pressoché interamente ispirata alla sempre maggior disponibilità pro-capite al più basso prezzo persegue progressivamente il modello del cibo “unico standard” ottenuto da un ciclo stereotipato ed omogeneo di coltivazione intensiva e globalizzata.
Certo, il fumo di sigaretta e le altre abitudini voluttuarie più o meno tossiche non fanno bene alla salute, ma di questi fattori ci si può liberare con un certo sforzo di volontà, così come si può cercare di ovviare allo stress lavorativo con una sana attività sportiva… ma come liberarci in genere del “benessere moderno”?
La neurologia, una specializzazione all'avanguardia
Di fronte a questo scenario si propone oggi una neurologia che, se decide di intraprendere una strada non più solo dedita all’etichettatura di diagnosi tanto rare quanto pressoché incurabili, è potenzialmente in grado di raccogliere la sfida rappresentata dalla più grande epidemia della storia moderna, la malattia vascolare, assurgendo al ruolo di avanguardia.
Avanguardia perché il danno nervoso, centrale o periferico, è tra i più precoci come presentazione clinica, nell’ambito della malattia vascolare: è sufficiente saperlo cercare e in questo l’abilità nella pratica anamnestica e semeiotica (l’esame obiettivo neurologico) ancora contraddistingue l’addestramento del neurologo rispetto ad altre specializzazioni mediche ormai quasi completamente asservite ai risultati degli esami strumentali; ma avanguardia soprattutto perché nella patogenesi della malattia vascolare troviamo le “impronte” della disregolazione dei sistemi biologici informazionali, ossia quel complesso di interazioni dinamiche, incessanti ed estremamente complesse che stanno unificando in un corpus dottrinale sempre più ricco e compatto la genetica, la biochimica, l’immunologia, l’endocrinologia e la neurologia.