Siete cardiopatici ma amate la montagna e non siete disposti a rinunciarvi? Con qualche accorgimento le vacanze ad alta quota sono più sicure di un tempo. Gli eventuali rischi per il cuore sono prevedibili garantendo con un po’ di prudenza una salita più accessibile per tutti e meno pericolosa. Sull’European Heart Journal un team di esperti ha pubblicato le raccomandazioni cliniche per l’esposizione ad alta quota di persone con condizioni cardiovascolari preesistenti.
Vacanze in montagna: i consigli per salvaguardare il cuore
- Non farsi trovare impreparati di fronte all’alta quota. Prima di partire per le vacanze in montagna, è bene prepararsi fisicamente. Qualche passeggiata, un po’ di jogging, delle camminate in salita ripetute nei mesi precedenti alla partenza rinforzeranno l’organismo e faranno sentire meno la fatica.
- Mangiare bene. L’alimentazione deve essere leggera ma ricca di vitamine e sali minerali. Evitare i pasti troppo grassi. È fondamentale anche idratarsi molto: bere spesso e durante tutto l’arco della giornata.
- Evitare il fumo di tabacco e gli alcoolici, in montagna più che mai.
- Non salire di quota troppo velocemente: meglio ascendere progressivamente e, se si soffre di mal di montagna e si è scelto di dormire in quota, è bene prevenire eventuali crisi consultando un medico prima della partenza e magari farsi prescrivere dei farmaci ad hoc.
- Non esagerare con lo sforzo fisico. Salire in montagna non è una gara, dunque è bene non stancarsi troppo e, una volta raggiunta la vetta, prendersi un periodo di riposo.
- Accertarsi di essere in condizioni fisiche adeguate. La ricerca oggi consente di essere molto precisi nello stabilire se una persona può raggiungere l’alta quota; quale tempo di acclimatamento deve rispettare; fino a quali altezze può spingersi; quali farmaci eventualmente deve assumere per stare meglio. Un test da sforzo, un ecocardiogramma o un elettrocardiogramma, un monitoraggio della pressione (nel caso di ipertensione), degli esami del sangue, una valutazione spirometrica in caso di problemi respiratori possono essere utili a verificare le condizioni cliniche del paziente per una vacanza in sicurezza.
- Se c’è stato un infarto al cuore o una ischemia, se è stata effettuata una procedura di rivascolarizzazione (angioplastica, by pass, eccetera) far passare almeno 6 mesi prima di considerare ascese in quota.
- Se si assume già una terapia (come nel caso di chi soffre di pressione alta) bisogna valutare caso per caso come modificarla ed eventualmente rafforzarla in vista del soggiorno in montagna.
Il mal di montagna, ovvero gli effetti dell’alta quota sul nostro organismo
I sistemi cardiaco, respiratorio ed emopoietico (cioè l’insieme degli organi e dei tessuti in cui avviene la produzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) non sono immuni alla variazione di altitudine. Cosa succede dunque all’apparato cardiocircolatorio quando si va in alto?
Con la riduzione della pressione atmosferica diminuisce la pressione di ossigeno nell’aria. L’organismo reagisce alla cosiddetta ipossia (la carenza di ossigeno) con dei tentativi di compensazione per riportare un’adeguata ossigenazione ai tessuti: l’aumento della frequenza del respiro e della frequenza cardiaca, l’aumento della pressione arteriosa e del numero di globuli rossi con conseguente maggiore densità del sangue.
In queste condizioni, in cui la percezione della fatica è maggiore, è piuttosto comune la comparsa del cosiddetto mal di montagna: cioè la manifestazione della difficoltà di adattamento dell’organismo all’alta quota e si manifesta con cefalea, nausea, stanchezza e disturbi del sonno.
È una condizione benigna e transitoria ma che qualche volta può evolvere in forme più gravi. In particolare se si hanno patologie cardiocircolatorie. In questi casi, dunque, è importante non farsi trovare impreparati.