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Particelle di cocaina nell’aria di alcune zone di Roma

Particelle di cocaina nell’aria di alcune zone di Roma

Uno studio condotto dal CNR sull'aria di alcune zone di Roma ha rivelato la presenza di particelle di cocaina. C'è da preoccuparsi?

L’immancabile smog, le diffusissime nicotina e Caffeina, ma anche la cocaina: uno studio condotto sull’aria di alcune zone di Roma ha rivelato la presenza di particelle della ‘polvere bianca’.

Dopo aver testato fiumi come il Po e il britannico Tamigi, si è puntato ad esaminare la qualità dell’aria delle città del bacino mediterraneo.
Il gruppo di ricerca dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR ha, infatti, condotto un’analisi su tre centri urbani – oltre a Roma, anche Taranto e Algeri – riscontrando  sorprendentemente la più alta presenza di droga nell’aria della capitale italiana con circa 0,1 nanogrammi per metro cubo. Concentrazioni più basse si sono registrate a Taranto e praticamente assenti sono risultate queste concentrazioni nella capitale algerina.

Angelo Cecinato, responsabile del progetto condotto dal gruppo del CNR, ha spiegato che “oltre alla cocaina e ad altre sostanze tossiche come il benzopirene – presente nel fumo della sigaretta e negli scarichi delle automobili – i test hanno anche rilevato la presenza del cannabinolo, componente attivo della marijuana, di hashish e di altre droghe come nicotina e Caffeina”. Queste ultime risultano sempre presenti e ciò “dimostra l’estrema diffusione del consumo di queste sostanze e la loro permanenza”, ha affermato Cecinato.
Nonostante appaiano contenute, le concentrazioni di cocaina registrate dal CNR risultano essere soltanto cinque volte inferiori ai limiti stabiliti dalla legge per una sostanza ritenuta ‘tossica’ come il benzopirene. Al termine degli studi effettuati sinora, non è stato ancora definito per quanto tempo la cocaina resti sospesa nell’atmosfera, ma il prossimo passo del team di Cecinato sarà quello di indagare sugli effetti a lungo termine della sostanza nell’aria, come già accaduto per le polveri sottili, anche in considerazione della sua interazione con gli altri agenti inquinanti.

Gli studiosi hanno condotto le loro misurazioni in differenti periodi degli anni 2005 e 2006, ma già una prima misurazione occasionale era stata condotta nel 2004.
L’area romana dell’ateneo universitario ‘La Sapienza’ – che include un ospedale e, piuttosto ironicamente, lo stesso Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR – è risultata la zona della capitale in cui si è registrata la maggiore concentrazione di cocaina. Il numero limitato di misurazioni eseguite non permettono di affermare con certezza che la zona universitaria sia la più inquinata dalla ‘polvere bianca’ o che lì vi sia un maggiore consumo o smercio di droghe.
Anche in alcune aree extraurbane e in alcuni parchi cittadini sono state riscontrate tracce di cocaina e cannabinolo: i ricercatori del CNR hanno riconosciuto che questa indagine conferma la necessità di ulteriori misurazioni in riferimento alla presenza di queste sostanze nell’atmosfera dei centri urbani, su scala nazionale ed europea, ma anche extraeuropea poiché “è presumibile che risultati simili a quelli registrati a Roma si riscontrino anche in altre metropoli”.
Nessun allarmismo, dunque. Lo stesso direttore del CNR getta acqua sul fuoco e chiarisce che non c’è motivo di preoccuparsi e che lo studio deve piuttosto “essere spunto per una riflessione”.

Ultimo aggiornamento: 26 Novembre 2015
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Marco Dottorini
Dr. Marco Dottorini
Specialista in Malattie dell'apparato respiratorio e Allergologia e immunologia clinica

COCAINA NELL’ARIA:  TRACCIA DI UNA …TRACCIA   

Ha suscitato, ovviamente ,vivo interesse la ricerca condotta dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR  che ha dimostrato tracce di sostanze in un certo senso (ma solo in un certo senso) impensabili come la cocaina, nell’aria di Roma.

Ma come e perché questo fenomeno.

È purtoppo indubbio il largo uso anche nel nostro paese  della cocaina, uso per alcuni saltuario, ma per molti frequente fino ad una palese dipendenza. E la supposizione che la cocaina non dia dipendenza come altre droghe è solo una falsa illusione. Ben presto gli effetti euforizzanti, disinibitori, di resistenza allo sforzo fisico che intellettuale si accompagnano, con l’assunzione continua, agli effetti psicotici allucinatori, deliranti e cardiocircolatori a volte persino mortali. E non vi è una dose sicura, un cut off,  che possa scongiurare gli effetti collaterali rispetto a quelli edonistici.
La via di assunzione più frequente è quello inalatoria (sniffing) con consumi per dose di 25 - 125 mg circa normalmente aggiunta a veicolanti come zuccheri o ad altre sostanze farmacologicamente attive. Questa miscela in polvere di pochi grammi viene disposta in “riga” su di una superficie piana e quindi inalata con un cannello  od una banconota nella narice.

È abitudine degli utilizzatori negli edifici pubblici di appartarsi nei luoghi più disparati ma relativamente tranquilli, come le toilette, dove trovare una superficie idonea alla preparazione e all’inalazione. La pratica utilizzata lascia comunque scorie che si disperdono nell’aria. Quello che quindi è stato ritrovato dai ricercatori è una traccia di …una traccia, estremamente bassa come concentrazione nell’ordine di picogrammi per metro cubo d’aria (un picogrammo è pari ad un miliardesimo di milligrammo ) del tutto innocua e priva di effetti sull’organismo già esposto ad altri inalanti in concentrazioni ben più alte e tossiche.

Il rilevare comunque sostanze nell’aria ambiente in minime dosi conferma la qualità del sistema di campionamento adottato dal gruppo del CNR . D’altro canto però  sottolinea ancora di più la gravità del fenomeno dell’uso di cocaina e degli elevati quantitativi che di questa vengono assunti, tanto elevati da essere rilevati nell’aria.

Ultima considerazione forse la più amara: pur con i limiti metodologici di rilevazione che gli stessi ricercatori ammettono come il ridotto numero di rilevazioni eseguite, il sapere che la più alta concentrazione sia stata rilevata nell’area universitaria della Sapienza  è preoccupante. Ben difficile sperare in un futuro quando le basi della formazione culturale sono già minate, quasi a sconfessare, a ribaltare la scala dei valori delle celebri parole dell’Ulisse dantesco “fatti non foste a viver come bruti ma a perseguir virtute e conoscenza” .

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