Lavoro e pendolarismo. Come affrontare lo Stress della trasferta quotidiana? Per milioni di persone ogni mattina “partire è un po’ come morire”. Ore trascorse in auto, sui mezzi di trasporto, nel traffico e nello smog, per raggiungere già stanchi il posto di studio o di lavoro, per poi tornare a casa tardi, magari svogliati e di cattivo umore.
La salute psicofisica a lungo andare ne risente, così come le relazioni affettive, i rapporti sociali e la creatività. Per evitare di compromettere il proprio benessere è importante allora rispettare qualche accorgimento. Va detto che il pendolare deve fare i conti ogni giorno con dei disagi che non dipendono dalla sua volontà (ritardi, guasti, traffico) e che sono fonte di grande frustrazione. È dunque importante intervenire su quello che si può cambiare del proprio atteggiamento e trovare un modo per rendere meno pesante quello che dipende da fattori esterni e che modificare non si può.
Pendolarismo e stress, ma gli smart workers sono più produttivi e felici
Riporta il Censis che i pendolari italiani sono 13 milioni, cioè il 22% della popolazione (ritmo di crescita del 7% l’anno), e che impiegano in media un’ottantina di minuti per gli spostamenti giornalieri, ovvero un mese e mezzo della loro vita lavorativa trascorsa al volante, in metropolitana e in treno. Insomma, se si vuole lavorare ed essere felici, l’ideale sarebbe farlo un po’ di più da casa. E diverse aziende si stanno muovendo in questa direzione.
Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, riportati dal Sole 24 Ore, nel 2017 il lavoro agile ha subito un balzo in avanti del 14% e gli smart worker in Italia hanno superato il tetto dei 300mila. Sempre secondo lo studio del Politecnico, chi lavora in aziende flessibili ha mediamente relazioni più appaganti e positive con i colleghi e i superiori. Secondo le stime degli esperti, l’adozione di un modello maturo di smart working corrisponde a un incremento di produttività del 15%.
Vita da pendolari, come affrontare lo stress
Ansia, stress, stanchezza e nervosismo sono i sintomi più comuni di chi per lavoro viaggia sempre e lo fa mal volentieri. Irritabilità, disturbi del sonno e dell’alimentazione, fino a sindromi depressive, scarso rendimento al lavoro e problemi affettivi sono dietro l’angolo.
Come fare? Si può cominciare rendendo più produttivo il tempo degli spostamenti casa-lavoro. Se si viaggia in treno o in autobus non troppo affollati, la lettura, la musica, il disegno, la pianificazione delle attività extra-lavoro (un viaggio, un’attività creativa, una cena da preparare per gli amici) sono dei “riempitivi” che stimolano e distraggono.
Con i mezzi di trasporto pubblico è più facile dare sfogo alla fantasia. Se si coltivano delle passioni, dall’orto alla cucina, dal fitness al cucito, al trekking o alla fotografia, si può impiegare il tempo del viaggio per informarsi e aggiornarsi sul web, trovare spunti e idee a cui ispirarsi per il prossimo lavoro creativo, la prossima uscita fotografica, o la prossima ricetta di cucina. Si possono prendere appunti, ragionare e organizzare il proprio hobby. Se si riesce, si può praticare la meditazione o altre tecniche di rilassamento che eliminano frustrazione e stress. Bisogna però essere capaci di isolarsi, nonostante l’ambiente circostante sia caotico, affollato e scomodo.
Se ci si sposta in auto, è invece necessario trovare altri modi per combattere la noia e lo stress della routine. Modificare di tanto in tanto il percorso può essere un modo per respirare un po’ di novità. Darsi anche la possibilità di fare una buona colazione al mattino senza gareggiare contro il tempo è inoltre un modo per partire col piede giusto. Indossare l’abbigliamento preferito (regole aziendali permettendo), dedicare del tempo alla cura di sé, magari inserendo un po’ di attività fisica nel corso della giornata, sono altri modi per occuparsi del proprio benessere. E, infine, se il tipo di lavoro lo permette, si può provare a chiedere al datore una maggiore flessibilità di orari e alcune ore della settimana di lavoro da casa per dedicare più tempo alla famiglia e alla vita personale, lavorando in condizioni più favorevoli e per questo anche più produttive.
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